Urban Solid per Cariplo Factory, la storia di Margherita Hack

Chi sono gli innovatori del passato che animano i tuoi pensieri e ispirano le tue azioni? In Cariplo Factory abbiamo provato a dare una risposta a questa domanda. Due anni fa abbiamo condotto una ricerca tra i dipendenti, la domanda era semplice “Chi è l’innovatore italiano a cui ti ispiri?”.
Sono emersi interessanti spunti di riflessione e visioni sulle icone del passato, spesso non sufficientemente conosciute e valorizzate. Da Vitale Bramani, alpinista e inventore della suola Vibram a Teresa Sarti, cofondatrice della ONG Emergency, da Federico Faggin fisico e inventore del microprocessore a Rita Levi Montalcini, Nobel per la medicina nel 1986, da Tina Anselmi, partigiana e prima donna ad aver ricoperto la carica di ministro della Repubblica Italiana, ad Alessandro Volta, chimico e fisico italiano, noto per l’invenzione della pila. Sono solo alcuni degli innovatori identificati dal Team di Cariplo Factory, che in collaborazione con il design di Urban Solid hanno preso vita tra le pareti della Factory.

 

Con l’augurio che la storia degli innovatori italiani possa ispirare il tuo talento, ti invitiamo a leggere la storia del terzo innovatore scelto dal Team di Cariplo Factory.

 

 

Margherita Hack

1922 – 2013
Scienziata, ricercatrice e divulgatrice nell’ambito della scienza astrofisica

 

 

Prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia, divulgatrice con un’importante attività di pubblicazione alle spalle e ricercatrice per lo studio e la classificazione spettrale di molte categorie di stelle: Margherita Hack è stata una delle menti più brillanti della comunità scientifica italiana e ancora oggi il suo nome ha eco in tutto il mondo per i suoi contributi nell’ambito della scienza astrofisica. Una stimata scienziata, una Signora delle Stelle, ma soprattutto una donna libera e indipendente, che ha lottato sempre per la tutela dei diritti civili e degli animali.

 

Margherita Hack nasce a Firenze il 12 giugno 1922 da padre protestante e madre cattolica. Nonostante ciò, i genitori non le impongono nessun credo religioso: Margherita crea la sua identità in maniera indipendente, è atea e crede che la spiritualità consista nella capacità di amare e comprendere gli altri, uomini e animali. Termina gli studi classici, si iscrive all’Università e sceglie fisica – una scelta audace per il tempo, dal momento che è un corso a prevalenza maschile. Si laurea con una tesi in astrofisica sulle Cefeidi, una classe di stelle variabili, e negli anni successivi si specializza in spettroscopia stellare, che diventerà il suo principale campo di ricerca.

Nel 1944 sposa il letterato Aldo De Rosa e saranno legati in un solido rapporto per oltre 70 anni. Insieme, oltre a condividere interessi culturali ed intellettuali, decidono di non avere figli e di condurre una vita all’insegna della semplicità e dell’austerità, circondandosi dell’affetto dei loro animali domestici. Nonostante la laurea, però, Margherita fatica molto ad inserirsi negli ambienti culturali dell’epoca, e per molti anni si rassegna a lavori poco pertinenti alla fisica. Il punto di svolta arriva quando Margherita comincia la sua prima ricerca sulla stella Zeta Tauri che le permette di seguire studi in tutti il mondo: da Parigi, a Utrecht, alla California.

 

Dal 1964 è professoressa ordinaria di astronomia all’Università di Trieste e dal ‘64 all’87 è la prima donna in Italia a dirigere un osservatorio astronomico, trasformando quello di Trieste da una piccola realtà di provincia a una moderna struttura di ricerca, guadagnando rispetto a livello internazionale e attraendo giovani da tutto il mondo. A lei si deve la trasformazione di Trieste in una vera e propria “città della scienza”. Nel corso degli anni successivi, Margherita diventa un importante divulgatrice, collaborando con gruppi di lavoro dell’ESA e della NASA e pubblicando oltre 250 lavori originali su riviste internazionali.

Man mano che il suo ruolo come scienziata attiva diminuisce, crescono i suoi impegni politici e civili. Il suo pensiero è considerato libero e anticonformista, è impegnata politicamente e lotta all’insegna di un mondo più libero e giusto per tutti. È un’attiva sostenitrice dei diritti civili, dei diritti degli animali e ha uno sguardo progressista nel campo della bioetica.

Margherita Hack muore il 29 giugno del 2013 all’età di 91 anni a Trieste, nella città che ancora oggi tramanda e racconta l’eredità lasciata dalla Signora delle Stelle.

 

 

Tre lezioni che impariamo da Margherita Hack

 

  •  La passione conta quanto un 110 e lode. Margherita Hack non si laurea con il massimo dei voti, ma questo non le impedisce di diventare una delle donne più importanti nel campo dell’astrofisica. Del resto, a lei di arrivare prima non importa: “L’astronomia ci ha insegnato che non siamo il centro dell’universo”, afferma in una celebre intervista. La cosa che più conta è seguire le proprie passioni, dare sempre il massimo e credere nelle proprie potenzialità.

 

  • Ognuno deve sentirsi libero di essere chi vuole e di fare quello che vuole. A questo proposito, Margherita Hack si confida: “Ero vegetariana, ero molto più libera di tutti i miei coetanei, perché avevo dei genitori liberali il cui stile educativo faceva leva sulla mia responsabilità e non sull’imposizione di regole”. Margherita era una donna libera di scegliere, di credere e di fare ciò che desiderava: nulla l’ha mai fermata.

 

  • L’etica non deriva dalla religione ma dipende dalla coscienza: è la coscienza a permetterci di avere una visione laica della vita nel rispetto del prossimo, delle sue libertà e idee. Margherita ha una visione liberale e pacifista della vita, che si riassume in questa celebre frase: “Cerchiamo di vivere in pace, qualunque sia la nostra origine, la nostra fede, il colore della nostra pelle, la nostra lingua e le nostre tradizioni. Impariamo a tollerare e ad apprezzare le differenze. Rigettiamo con forza ogni forma di violenza, di sopraffazione, la peggiore delle quali è la guerra”.